Neanche la crisi pandemica è riuscita a fermare il TOHorror Fantastic Film Fest. O meglio, ci è riuscita solo parzialmente, imponendo nel 2020 il rinvio continuo e infine la cancellazione di una ventesima edizione tanto attesa dagli organizzatori quanto da una comunità da sempre cinefila com’è quella sabauda.
La buona notizia è allora quella del ritorno effettivo di una kermesse che lavora oramai da tempo sulla promozione di un genere di culto come l’horror, tanto amato dai suoi seguaci quanto rifuggito da chi col brivido e lo spavento intrattiene un pessimo rapporto o verso cui, al massimo, rivolge un altezzoso atteggiamento di superiorità.
Andato in scena a Torino dal 19 al 24 ottobre, il TOHorror Fantastic Film Fest si è dunque rivelato a ciascun pubblico in una forma piena e ritrovata, forse ancora più ribollente di impeti orrorifici che covavano da un anno a questa parte: caratterizzato da varie teste come un’Idra dal rinnovato vigore, il festival ha goduto di un’offerta che spazia fra lungometraggi, cortometraggi, animazioni, incontri dal vivo e persino concorsi letterari afferenti ai generi del fantastico.
Il cinema di genere, specie quello dell’orrore, è da sempre terreno di sperimentazione da parte di cineasti giovani e meno giovani, i quali in ogni edizione tentano con le loro proposte di aderire a tendenze stilistiche odierne o anche di generarne di nuove. Sempre attenta a sguardi differenti e raramente rassicuranti, la selezione del TOHorror sembra essere consapevole che dell’orrore sapientemente evocato dei grandi maestri del passato bisogna inevitabilmente tener conto ma non, nel 2021, farne una strada maestra nostalgica e consolatoria.
Al contrario, la necessità primaria è quella di tendere occhi e orecchie a quanto di alternativo il cinema contemporaneo sa offrire, magari azzardando nelle scelte ma riponendo anche fiducia verso degli spettatori dal gusto (e dal disgusto, quando ricercato e voluto) allenato e consapevole. Per i curiosi e gli schizzinosi, c’è sempre tempo e spazio per cambiare bandiera.
Per saperne di più sui film trattati, puoi leggere qui la prosecuzione dell’articolo pubblicata su ODG Magazine. Ho parlato di tre opere presentate al festival, nello specifico Prisoners Of The Ghostland di Sion Sono, di After Blue di Bertrand Mandico e di The Scary Of The Sixty-first di Dasha Nekrasova.