Quante volte si è pensato a Christopher Nolan ritenendolo uno dei pochissimi cineasti attivi al giorno d’oggi capaci di trainare il pubblico di massa all’interno delle sale cinematografiche?
A seguito della crisi pandemica dovuta al Covid-19, al regista britannico è stato tuttavia richiesto un vero e proprio miracolo: in agosto, il suo nuovo film TENET si è caricato della responsabilità di essere la prima vera grande uscita hollywoodiana a tornare a essere distribuita nelle sale.
Il brand Nolan
Christopher Nolan è a tutti gli effetti uno degli ultimi registi ancora capaci di creare attorno alla propria opera l’aura appartenente a un vero e proprio brand appetibile a un pubblico sì cinefilo ma ancora generalista, un marchio autoriale affidabile verso il quale è impossibile non nutrire quantomeno un genuino interesse se si appartiene alla schiera degli appassionati di cinema.
Inoltre, come se ciò non bastasse, egli è anche uno dei pochi autori ad essersi apertamente esposti a sostegno della visione nelle sale, luoghi secondo lui prioritari e indispensabili per la fruizione delle opere cinematografiche, eppure paradossalmente ritenuti sempre meno centrali dallo spettatore medio odierno. Luoghi, inoltre, per nulla difesi dalle misure di contenimento attuate da decreti poco attenti alle problematicità del mondo dello spettacolo.
Proprio per ciò che il regista britannico rappresenta nell’immaginario cinefilo, a prescindere che si appartenga ai suoi estimatori o ai suoi detrattori, è sembrato quasi inevitabile che dovesse essere proprio TENET a fungere da esempio guida, da audace tentativo da parte delle grandi distribuzioni di tentare l’uscita nonostante tutto, provando a mandare un segnale di vita e di fiducia ai fini di un ritorno alla “normalità” e approfittando del parziale alleggerimento della morsa del coronavirus, nella speranza che il richiamo posseduto dal cosiddetto “film-evento” sortisse i propri effetti.
L’audacia non premiata
Trascorso il tempo sufficiente a raccogliere numeri e statistiche inerenti al box office, traspare lo sconforto nell’apprendere che neanche un regista dalle credenziali e dall’affidabilità di Nolan sia riuscito pienamente nel traguardo di moltiplicare il faraonico budget messo a disposizione dalla Warner Bros per TENET, garantendo così la possibilità ad altri film di poterne seguire la strada impervia. Secondo i dati divulgati recentemente, il blockbuster avrebbe dovuto generare un incasso che oscilla fra i 450 e i 500 milioni di dollari per considerarsi un investimento riuscito, a fronte di una spesa produttiva di 200 milioni (il massimo mai ottenuto dal regista di Memento) a cui vanno aggiunte tutte le spese di campagna promozionale.
Cifre ben lontane dai risultati ottenuti (347 milioni), i quali sarebbero oro colato per la maggior parte delle uscite annuali ma non per un atteso colosso come TENET, considerato da mesi come una delle pellicole traino del 2020. Ad oggi, di questa annata ne risulta essere comunque il terzo incasso totale, ma è chiaro che qualsiasi tipo di considerazione sulla concorrenza risulta drogata dal fatto che questa concorrenza l’opportunità di uscire non l’ha neanche avuta o, se l’ha avuta, non l’ha proprio voluta cogliere, attendendo tempi e lidi migliori (ma per chi? Per gli esercenti non crediamo).
Immersa fino al collo nella seconda ondata di un virus che ci ha solo illusi di essersi placato, l’industria culturale si trova così a fare i conti con l’impossibilità di prevedere quali strategie possano farla risollevare e a dover scegliere se sia meglio soffrire oggi per garantirsi un domani. Ma senza l’uno, come può esserci l’altro?