Di stagione in stagione

Fateci pace e meditate: di finali di serie pienamente soddisfacenti non ce ne sono tantissimi, specie per serie così lunghe e senza voci forti che si impongano sui regimi produttivi (chiamasi Showrunner, in questo caso con la s maiuscola, a segnalare gli attributi e l’autonomia ricevuta/conquistata da questo o quel network). Che so, un Joss Whedon, un David Chase, un Matthew Weiner, un Vince Gilligan piuttosto che un team, il quale magari varia anche di anno in anno. Più che altro, bisognerebbe chiarire meglio cosa si intende per “soddisfacente”. Ci soddisfa perché ci rassicura? Perché i nostri cocchi belli che abbiamo amato per anni (perché magari, sotto certi aspetti o caratteristiche, ci rassomigliano) sono esattamente dove li volevamo? Oppure la soddisfazione dipende dall’onestà intellettuale, dalla bontà di scrittura di questo o quel determinato arco che volge al termine con “naturalezza”? Uso del testo da un lato, interpretazione del testo dall’altro (Eco docet). Io voglio sperare che le critiche arrivino dagli interpreti, più che dagli utilizzatori/consumatori. Siete fra i secondi, ad esempio, se avete pensato “8 anni buttati per sto finale di m***a?”, perché vuol dire che del viaggio non ve n’è mai fregato nulla (per molti difatti sarà durato al massimo un mese di binge). Se invece vi fa male perché siete davvero “della prima ora”, siete forse interpreti ma comunque non avete gradito, allora vi dico: guardatevi il finale di Dexter e poi ne riparliamo. Già che ci sono lo ribadisco ancora una volta attirandomi le ire e gli urli munchiani dei “fan”: How I Met Your Mother ha un bel finale, almeno accettabile. È il “come” che lascia a desiderare, non il “cosa”. Ah e Game Of Thrones non l’ho mai visto.

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